Intelligenza Artificiale: strategie CEO e ritorno sull’investimento
Intelligenza artificiale è la parola chiave delle strategie dei CEO fino al 2026. L’intelligenza artificiale guida decisioni di budget, innovazione e riprogettazione dei modelli di business nelle grandi aziende globali.
Negli ultimi anni i vertici aziendali hanno aumentato in modo significativo gli investimenti in AI, spesso prima ancora di avere una chiara visibilità sul ritorno economico. Mentre i casi d’uso si moltiplicano, la distanza tra ambizione strategica e ROI misurabile resta una delle sfide centrali per i prossimi due anni.
La maggior parte dei CEO considera l’AI un abilitatore essenziale per l’automazione, la riduzione dei costi operativi e l’apertura di nuove linee di ricavo. Allo stesso tempo, la pressione degli stakeholder rende necessario dimostrare con dati concreti il valore generato, andando oltre il semplice entusiasmo tecnologico.
Intelligenza artificiale e priorità dei CEO fino al 2026
I sondaggi internazionali mostrano che oltre il 70% dei CEO prevede di aumentare il budget dedicato a progetti di intelligenza artificiale entro il 2026. Questo trend riguarda in particolare settori come financial services, retail, telecomunicazioni, sanità e manifattura avanzata.
Le priorità dichiarate includono l’automazione intelligente dei processi di back-office, l’ottimizzazione delle supply chain, l’analisi predittiva della domanda e il miglioramento dell’esperienza cliente. Molti leader considerano l’AI una leva indispensabile per restare competitivi in mercati sempre più guidati dai dati.
Secondo stime diffuse da analisti e ricerche internazionali, la intelligenza artificiale potrebbe contribuire per trilioni di dollari al PIL globale entro il 2030, grazie a guadagni di produttività e nuove opportunità di business. Questo potenziale spinge i CEO a muoversi rapidamente, anche accettando un certo livello di rischio sui progetti più innovativi.
Molte organizzazioni stanno creando AI task force dedicate, spesso direttamente collegate all’ufficio del CEO e del CFO, per assicurare che le iniziative siano allineate agli obiettivi strategici e ai KPI finanziari. La governance dell’AI diventa così un tema di vertice, non solo IT.
Dalla sperimentazione al ROI: misurare il valore dell’intelligenza artificiale
Uno dei nodi principali riguarda la misurazione del ritorno sull’investimento legato a progetti di intelligenza artificiale. Molte aziende hanno accumulato iniziative pilota, spesso limitate a singoli dipartimenti, senza una chiara cornice di KPI condivisi a livello corporate.
Il passaggio dalla fase di sperimentazione all’adozione su scala richiede metriche precise: riduzione dei tempi di processo, diminuzione degli errori, incremento dei ricavi per canale, aumento del valore medio del cliente e miglioramento dei tassi di conversione. Senza questi indicatori, diventa complesso dimostrare il reale impatto economico.
Un ostacolo frequente è la frammentazione dei dati aziendali. Sistemi legacy, silos informativi e mancanza di standardizzazione rallentano i progetti di intelligenza artificiale e ne riducono l’efficacia. I CEO più evoluti stanno quindi promuovendo programmi di modernizzazione dei dati e di integrazione tra piattaforme.
Parallelamente, cresce l’attenzione alla misurazione del rischio: rischio operativo, reputazionale, normativo. I framework di AI governance includono sempre più spesso controlli, audit e documentazione, in linea con le raccomandazioni di enti e istituzioni internazionali come la Commissione Europea e le linee guida sull’AI responsabile.
Competenze, cultura e infrastrutture per scalare l’intelligenza artificiale
Per trasformare la intelligenza artificiale in un reale vantaggio competitivo, non basta implementare algoritmi o acquistare nuove piattaforme. I CEO devono affrontare tre dimensioni fondamentali: competenze, cultura organizzativa e infrastrutture tecnologiche.
Sul fronte delle competenze, la carenza di data scientist, machine learning engineer e AI product manager è ancora marcata. Molte aziende stanno investendo in programmi di reskilling e upskilling del personale, affiancando alla formazione interna collaborazioni con università e centri di ricerca, come suggerito anche da fonti come Wikipedia sull’Intelligenza Artificiale per il quadro storico e concettuale.
A livello culturale, i CEO devono promuovere una visione data-driven, in cui le decisioni non si basano solo sull’intuizione ma sull’analisi strutturata dei dati. Questo implica trasparenza, condivisione delle informazioni tra reparti e incentivi legati all’utilizzo efficace di strumenti di intelligenza artificiale.
Infine, l’infrastruttura tecnologica gioca un ruolo critico. L’adozione di architetture cloud, data lake e piattaforme di integrazione API permette di collegare sistemi eterogenei e di distribuire su scala modelli di AI in ambiti come customer care, logistica e marketing digitale. In questo contesto crescono anche le soluzioni verticali AI-powered dedicate a canali specifici come WhatsApp Business.

Intelligenza artificiale generativa, rischi e regolamentazione
La diffusione dell’intelligenza artificiale generativa ha accelerato ulteriormente l’interesse dei CEO. Strumenti capaci di generare testi, immagini, codice e contenuti multimediali aprono nuovi scenari per marketing, customer service, sviluppo prodotto e formazione.
Tuttavia, questi progressi portano con sé nuove sfide: tutela della proprietà intellettuale, qualità e veridicità dei contenuti, gestione dei bias nei modelli e protezione dei dati sensibili. I vertici aziendali devono assicurare conformità a normative sempre più stringenti, come l’AI Act europeo e le linee guida sulla privacy.
Per molte imprese, il punto critico non è tanto se adottare o meno la intelligenza artificiale, ma come farlo in modo responsabile, tracciabile e verificabile. Governance, audit trail e sistemi di controllo interno diventano quindi parte integrante di ogni progetto AI, soprattutto in settori regolamentati.
Le organizzazioni più avanzate stanno creando comitati di etica dell’AI, aggiornando i codici di condotta interni e introducendo linee guida per l’uso di strumenti generativi da parte dei dipendenti. L’obiettivo è bilanciare innovazione e rischio, mantenendo la fiducia di clienti, partner e autorità di vigilanza.
Intelligenza artificiale: Impatto su Marketing e Business
L’intelligenza artificiale ha un impatto diretto e profondo sul marketing digitale e sul modello di business delle aziende. Sul fronte marketing, l’AI consente di segmentare il pubblico in modo molto più preciso, personalizzare messaggi e offerte, ottimizzare campagne in tempo reale e prevedere il comportamento futuro dei clienti.
L’integrazione di algoritmi di raccomandazione, scoring predittivo e analisi comportamentale consente di aumentare il lifetime value e ridurre i costi di acquisizione. Nei contact center e nei canali di messaggistica, chatbot e agent virtuali basati su intelligenza artificiale migliorano la customer experience, offrendo supporto 24/7 e risposte coerenti.
Dal punto di vista del business, l’AI supporta la definizione di nuovi modelli di pricing dinamico, l’identificazione di nicchie di mercato e la creazione di prodotti e servizi data-driven. Le direzioni commerciali e marketing possono testare rapidamente nuove value proposition, misurandone l’efficacia con dashboard integrate.
Nei canali conversazionali come WhatsApp Business, l’intelligenza artificiale permette di orchestrare campagne automatizzate, follow-up intelligenti e flussi di nurturing personalizzati. Questo si traduce in più vendite, meno abbandono del carrello e una relazione più continua con i clienti, fondamentale nei mercati B2C e B2B.
Come SendApp Può Aiutare con Intelligenza Artificiale
Per trasformare l’intelligenza artificiale in risultati concreti sul canale WhatsApp Business, le aziende hanno bisogno di piattaforme specializzate, integrate e conformi alle policy ufficiali. SendApp nasce proprio con questo obiettivo: portare automazione, AI e orchestrazione conversazionale alla portata di team marketing, sales e customer care.
Grazie a SendApp Official, le imprese possono utilizzare le API WhatsApp ufficiali per connettere sistemi CRM, ERP e piattaforme di marketing automation, abilitando flussi avanzati supportati da intelligenza artificiale. Questo include notifiche transazionali, campagne di remarketing, aggiornamenti personalizzati e chatbot intelligenti.
Con SendApp Agent, i team possono gestire in modo collaborativo tutte le conversazioni WhatsApp su un’unica interfaccia, combinando automazioni AI (risposte automatiche, suggerimenti di risposta, routing intelligente) con l’intervento umano nei momenti chiave. L’intelligenza artificiale diventa così un assistente operativo, non un sostituto del team.
SendApp Cloud permette di automatizzare campagne, sequenze di follow-up, invii segmentati e workflow multi-canale, integrando strumenti di analisi dei dati e reporting avanzato. In questo modo i CMO e i responsabili digital possono misurare con precisione il ROI di ogni iniziativa AI su WhatsApp Business.
Per le aziende che cercano una soluzione installabile in locale, è disponibile anche SendApp Desktop, descritto nel sito ufficiale SendApp, ideale per piccoli team che vogliono iniziare a sfruttare automazione e intelligenza artificiale in modo graduale.
Integrando AI, dati e canale WhatsApp in un unico ecosistema, SendApp aiuta CEO, CMO e responsabili customer experience a trasformare la strategia in risultati misurabili: più lead qualificati, clienti più soddisfatti e processi più efficienti. Per chi desidera pianificare il prossimo step, è possibile richiedere una consulenza dedicata sul canale WhatsApp Business e attivare una prova gratuita delle soluzioni SendApp.
Approfondimenti e linee guida sull’evoluzione dell’AI a livello globale sono disponibili anche tramite report e analisi pubblicati da realtà come McKinsey – State of AI, che confermano il ruolo centrale della intelligenza artificiale nelle strategie dei CEO fino al 2026 e oltre.







