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Intelligenza artificiale: la svolta Disney con OpenAI e cosa insegna alle aziende

per 15 Dicembre 2025Non ci sono commenti

Intelligenza artificiale: la svolta Disney con OpenAI

L’intelligenza artificiale sta trasformando in profondità l’industria dell’intrattenimento e dei media. In questo scenario, l’accordo tra Disney e OpenAI rappresenta un caso di studio ideale per capire come le aziende possono passare da un approccio difensivo all’intelligenza artificiale a uno strategico e orientato al business.

Disney investirà un miliardo di euro in OpenAI e renderà i propri personaggi disponibili all’interno di Sora, il sistema di intelligenza artificiale generativa di OpenAI che produce brevi video partendo da semplici indicazioni testuali. Non si tratta solo di un investimento finanziario, ma di una scelta di posizionamento tecnologico, con impatti diretti su contenuti, diritti e nuovi modelli di monetizzazione.

Intelligenza artificiale e proprietà intellettuale: cosa prevede l’accordo Disney–OpenAI

Grazie a questo accordo, OpenAI avrà accesso non solo ai personaggi Disney classici, ma a quasi tutte le principali proprietà intellettuali dell’azienda: i supereroi Marvel, i protagonisti dei film Pixar, l’universo di Star Wars e molto altro. È la prima volta che una grande multinazionale globale dell’intrattenimento decide di investire in modo diretto in una società che sviluppa modelli di intelligenza artificiale generativa.

Finora, molte major di Hollywood avevano adottato un approccio soprattutto difensivo: richieste di rimozione, azioni legali, pressioni per ottenere regole più severe sull’uso non autorizzato dei loro personaggi online. Disney, invece, ha scelto di collaborare con OpenAI per provare a governare il fenomeno dall’interno, anziché combatterlo solo dall’esterno.

Il giornalista Eric Vilas-Boas, su Vulture, ha scritto che Disney ha trovato più conveniente cercare di «controllare il futuro dell’intelligenza artificiale, piuttosto che vedere versioni non autorizzate delle sue proprietà intellettuali impazzare online». In questo modo, invece di limitarsi a emettere continui avvisi di rimozione e impegnarsi in cause potenzialmente infinite, l’azienda costruisce un’infrastruttura per rendere tracciabile e monetizzabile l’uso dei propri asset.

Nella sua newsletter, il produttore cinematografico Evan Shapiro ha definito OpenAI lo “slopkeeper” di Disney: un soggetto incaricato di selezionare, filtrare e controllare i contenuti generati con l’intelligenza artificiale, impedendo l’uso improprio delle IP (Intellectual Property) e trasformando la creatività generativa in una fonte di dati e di ricavi.

Intelligenza artificiale, tutela dei talent e limiti dell’accordo

Un aspetto centrale dell’accordo riguarda la gestione dei diritti di attori, doppiatori e sceneggiatori, tema molto sensibile dopo gli scioperi di Hollywood e le trattative con il sindacato SAG-AFTRA. Disney ha stabilito che non potranno essere riprodotte le voci originali dei doppiatori, né i volti degli attori che interpretano i personaggi nei film.

In pratica, l’intelligenza artificiale di OpenAI potrà usare l’aspetto visivo dei personaggi animati e di quelli mascherati (come Darth Vader o Iron Man), ma non potrà replicare fedelmente l’identità dei talent umani. Questa distinzione è cruciale per evitare conflitti con le organizzazioni sindacali e per preservare il valore del lavoro creativo umano.

Nonostante questi limiti, OpenAI avrà comunque accesso a una quantità enorme di personaggi: tutto il catalogo animato Disney, l’universo Marvel, Pixar e gran parte della saga di Star Wars. Ciò offre a Sora un patrimonio narrativo e visivo unico, mettendo alla prova concretamente le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa applicata a video e storytelling.

Alcuni video generati con Sora saranno resi disponibili su Disney+, la piattaforma di streaming dell’azienda. Questo permetterà a Disney di testare sul campo la risposta del pubblico, in particolare quello più giovane, verso contenuti nati direttamente da modelli di intelligenza artificiale, integrandoli all’interno dell’offerta di intrattenimento tradizionale.

Intelligenza artificiale e competizione tra Disney, Netflix e Warner Bros.

L’accordo con OpenAI non è solo una mossa tecnologica, ma anche una risposta strategica al contesto competitivo dello streaming globale. Steven Zeitchik, giornalista dell’Hollywood Reporter, ha interpretato l’operazione come una reazione al tentativo di acquisizione di Warner Bros. da parte di Netflix, che Paramount sta provando ad ostacolare.

Netflix utilizza sistemi avanzati di intelligenza artificiale da anni, sia per l’analisi dei dati sia per la personalizzazione delle raccomandazioni e dell’offerta ai singoli utenti. Questo vantaggio tecnologico le ha permesso di ottimizzare la retention, aumentare il tempo di visione e creare contenuti altamente mirati sui gusti reali del pubblico, grazie a sofisticati algoritmi di raccomandazione (fonte).

L’eventuale acquisizione di Warner Bros. darebbe a Netflix un catalogo molto ampio di contenuti e personaggi da utilizzare per addestrare ulteriormente i propri sistemi di intelligenza artificiale, ampliando il gap tecnologico con i concorrenti. Disney, al contrario, possiede già uno dei cataloghi più vasti al mondo, ma era finora in ritardo nell’adozione di soluzioni AI rispetto ad altri player digital-first.

Con l’accordo con OpenAI, Disney punta a colmare questo divario: diventerà un cliente strategico di OpenAI, con accesso privilegiato alle sue API (Application Programming Interface). Le API permettono di integrare direttamente i modelli di intelligenza artificiale – come GPT o Sora – nei sistemi aziendali, abilitando nuove esperienze per gli utenti e nuovi workflow interni per i dipendenti.

Questo include l’uso di strumenti come ChatGPT, uno dei chatbot più conosciuti al mondo, non solo come interfaccia esterna, ma anche come supporto a processi interni: analisi dati, supporto creativo, generazione di script, assistenza ai team marketing e customer care. Un approccio che molti studi di settore, come quelli del McKinsey Global Institute, indicano come leva di crescita e produttività per le aziende.

Intelligenza artificiale: la svolta Disney con OpenAI e cosa insegna alle aziende

Intelligenza artificiale e tempismo dell’investimento Disney

Un ulteriore elemento chiave dell’operazione è il timing finanziario. Con questo investimento, Disney ha acquisito una piccola quota di OpenAI, pari allo 0,02 per cento, prima della prevista quotazione in borsa della società. Al momento dell’accordo, OpenAI è valutata circa 500 miliardi di dollari, ma la capitalizzazione potrebbe aumentare significativamente dopo la quotazione.

Per Disney, quindi, l’ingresso nel capitale non è solo simbolico: un domani potrebbe generare un ritorno economico diretto, oltre al valore strategico in termini di accesso preferenziale alle tecnologie di intelligenza artificiale. In un contesto in cui le big tech e le major si stanno posizionando sugli ecosistemi AI, il tempismo diventa un vantaggio competitivo importante.

Questa operazione evidenzia anche un cambio di paradigma: l’intelligenza artificiale non è più un semplice strumento operativo o un rischio legale, ma un’asset class vera e propria, con effetti su valore azionario, partnership industriali e strategie di lungo periodo.

Intelligenza artificiale: Impatto su Marketing e Business

L’accordo Disney–OpenAI offre diversi spunti per le aziende che vogliono capire come l’intelligenza artificiale stia ridisegnando il marketing digitale, la customer experience e i modelli di business. L’uso di Sora per generare contenuti video mostra come i brand possano moltiplicare formati e asset creativi partendo da semplici prompt testuali.

Per i marketer, questo significa poter realizzare in tempi ridotti trailer personalizzati, varianti di contenuti per segmenti diversi di pubblico, A/B test su larga scala, creatività adattate a canali e mercati differenti. L’intelligenza artificiale generativa diventa così un moltiplicatore di contenuti e insight, soprattutto se integrata con i dati di prima parte sui comportamenti degli utenti.

Anche la gestione della proprietà intellettuale e dei diritti acquisisce una nuova dimensione: invece di combattere le versioni non autorizzate che circolano online, i brand possono costruire ambienti controllati dove gli utenti creano, personalizzano e condividono contenuti in modo tracciato e potenzialmente remunerativo. È un modo per trasformare il rischio reputazionale dell’intelligenza artificiale in un’opportunità di community building e monetizzazione.

Per business di qualsiasi settore – non solo media e intrattenimento – questo approccio si traduce in strategie concrete:

  • Automazione di campagne marketing basate su contenuti dinamici generati da AI.
  • Personalizzazione one-to-one di comunicazioni, creatività e offerte.
  • Nuove esperienze interattive con chatbot e assistenti virtuali brandizzati, sui canali più usati dai clienti.

In particolare, l’integrazione dell’intelligenza artificiale con piattaforme di messaggistica come WhatsApp apre scenari avanzati di marketing conversazionale, automazione delle risposte, customer care proattivo e vendita assistita in tempo reale.

Come SendApp Può Aiutare con l’intelligenza artificiale

L’esperienza di Disney dimostra che l’intelligenza artificiale diventa davvero strategica solo quando è integrata nei canali di contatto quotidiani con il pubblico. Per la maggior parte delle aziende, uno di questi canali è WhatsApp, sempre più centrale nelle relazioni con clienti, lead e community.

SendApp aiuta le imprese a portare l’intelligenza artificiale dentro le conversazioni su WhatsApp Business, trasformando la messaggistica in un motore di marketing automation, vendita e supporto clienti. Con SendApp Official è possibile integrare le API WhatsApp ufficiali nei propri sistemi, collegando chatbot, CRM, sistemi di ticketing e modelli AI per risposte intelligenti e contestuali.

Per i team che gestiscono grandi volumi di chat, SendApp Agent permette di distribuire le conversazioni tra più operatori, centralizzare la cronologia dei messaggi e combinare automazioni basate su intelligenza artificiale con l’intervento umano quando serve. In questo modo si ottiene un’esperienza fluida per il cliente, con tempi di risposta ridotti e interazioni di qualità.

Per le aziende che vogliono spingersi oltre, SendApp Cloud consente automazioni avanzate su larga scala: flussi conversazionali personalizzati, trigger basati sui comportamenti degli utenti, integrazioni con sistemi esterni e orchestrazione di campagne multicanale. L’intelligenza artificiale può suggerire risposte, classificare le richieste, segmentare i contatti e alimentare dashboard di analytics in tempo reale.

Se la mossa di Disney con OpenAI è un segnale di come i grandi brand stanno ripensando il proprio rapporto con l’intelligenza artificiale, per le PMI e le aziende di ogni settore il passo concreto è iniziare dai canali dove i clienti sono già attivi. Con SendApp è possibile progettare una strategia di WhatsApp Business che unisce automazione, AI e relazione umana, partendo da casi d’uso semplici fino ad arrivare a vere e proprie esperienze conversazionali evolute.

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