Chatbot AI e privacy: cosa insegna il caso Urban VPN
Chatbot AI e privacy stanno diventando un tema critico per chi utilizza strumenti di intelligenza artificiale nel lavoro quotidiano. I chatbot AI sono sempre più integrati nei flussi di marketing, assistenza clienti e automazione, ma episodi recenti mostrano che i rischi di sicurezza sono tutt’altro che teorici.
I ricercatori di Koi Security hanno scoperto che otto estensioni per Google Chrome e Microsoft Edge erano in grado di intercettare e catturare le conversazioni degli utenti con i chatbot AI più popolari. Il caso più rilevante riguarda Urban VPN Proxy, una VPN gratuita con milioni di download, che integrava nel codice una funzionalità di esfiltrazione delle chat AI senza possibilità di disattivazione.
Chatbot AI sotto osservazione: cosa hanno scoperto i ricercatori
Secondo l’analisi pubblicata sul blog ufficiale di Koi Security, il team di ricerca ha utilizzato un tool dedicato per ispezionare il comportamento di Urban VPN Proxy. È emerso che l’estensione può accedere alle conversazioni con diversi chatbot AI: ChatGPT, Copilot, Claude, Gemini, DeepSeek, Perplexity, Grok e Meta AI.
Questa funzionalità è integrata direttamente nel codice dell’estensione e non è prevista alcuna opzione per disattivarla. La VPN gratuita Urban VPN Proxy è molto popolare sullo store di Google Chrome, con oltre 6 milioni di download, un dato che rende il problema particolarmente rilevante in termini di scala e di impatto potenziale sugli utenti business.
Secondo Koi Security, l’esfiltrazione delle chat è stata introdotta all’inizio di luglio con la versione 5 dell’estensione. Di fatto, Urban VPN Proxy accede alle conversazioni anche quando apparentemente non è in funzione, un comportamento che aumenta ulteriormente il livello di rischio per la privacy.
Come le estensioni accedono alle conversazioni con chatbot AI
Il meccanismo individuato dai ricercatori è tecnicamente semplice ma molto efficace. L’estensione monitora continuamente le schede aperte nel browser e, quando l’utente accede alla versione web di uno dei chatbot AI elencati, inietta un codice JavaScript nella pagina.
Questo script intercetta sia i prompt inseriti dall’utente sia le risposte del chatbot AI, creando un log completo delle conversazioni. Successivamente, tutti questi dati vengono inviati a server remoti controllati dallo sviluppatore. In pratica, ogni interazione con il chatbot AI può diventare visibile a terze parti, senza che l’utente ne sia consapevole.
Sulla pagina dell’estensione Urban VPN Proxy nel Chrome Web Store viene descritta una funzionalità denominata AI Protection. Quando l’utente inserisce dati personali, come indirizzi email, numeri di telefono o altre informazioni sensibili nel prompt, l’estensione mostra un avviso sul rischio di condivisione.
Nello stesso momento, però, Urban VPN Proxy invia gli stessi dati ai server dello sviluppatore, Urban Cyber Security, con sede nel Delaware. Questo solleva dubbi importanti non solo sul tema della privacy, ma anche sulla trasparenza delle informazioni fornite agli utenti, soprattutto a chi usa quotidianamente i chatbot AI in ambito aziendale.
Altre estensioni coinvolte e implicazioni sulla privacy
Koi Security ha evidenziato che lo stesso codice per il monitoraggio delle conversazioni con chatbot AI è presente anche nella versione dell’estensione per Microsoft Edge. Non solo: il codice incriminato è stato individuato in altre tre estensioni dello stesso sviluppatore per Chrome e Edge.
Le estensioni aggiuntive indicate sono: 1ClickVPN Proxy, Urban Browser Guard e Urban Ad Blocker. Sommando tutte le varianti e i browser supportati, il totale arriva a otto estensioni potenzialmente in grado di raccogliere conversazioni con chatbot AI. Questo amplia significativamente la superficie di attacco e il numero di utenti coinvolti.
Sulla pagina di Urban VPN Proxy nel Chrome Web Store è indicato che l’estensione analizza solo la cronologia di navigazione e che i dati non vengono venduti a terzi. Non c’è però alcun riferimento esplicito alla raccolta delle conversazioni AI o all’analisi dei contenuti dei prompt.
La raccolta delle chat avviene anche quando la VPN risulta disconnessa o quando la funzionalità AI Protection è disattivata. In pratica, l’utente potrebbe ritenere di essere protetto o non monitorato, mentre l’estensione continua a intercettare le interazioni con i chatbot AI. Per questo motivo, Koi Security raccomanda a chi utilizza spesso chatbot AI di disinstallare immediatamente tutte le estensioni elencate.
Il caso Urban VPN si inserisce in un quadro più ampio di rischi legati alla privacy online e all’uso di estensioni browser non trasparenti. Organizzazioni come l’Electronic Frontier Foundation (EFF) e autorità come il Garante per la protezione dei dati personali (Garante Privacy) sottolineano da anni l’importanza di valutare con attenzione i permessi concessi alle estensioni, soprattutto quando si gestiscono dati sensibili.

Chatbot AI e privacy: buone pratiche per aziende e professionisti
Per aziende, professionisti e team marketing che utilizzano quotidianamente chatbot AI, questo episodio evidenzia la necessità di definire policy chiare di sicurezza digitale. Non basta scegliere il miglior chatbot AI in termini di funzionalità: è essenziale controllare l’intero contesto tecnologico in cui viene usato, a partire dal browser e dalle estensioni installate.
Una prima regola è limitare al minimo le estensioni presenti su browser aziendali e verificare l’affidabilità degli sviluppatori. È utile consultare le policy di privacy ufficiali e le sezioni dedicate alla sicurezza su siti come Chrome Web Store Help per comprendere meglio quali dati possono essere raccolti.
Una seconda regola è evitare l’inserimento di dati altamente sensibili nei prompt dei chatbot AI, soprattutto se si utilizzano postazioni di lavoro condivise o dispositivi personali non gestiti dall’IT aziendale. Dove possibile, conviene utilizzare strumenti ufficiali e integrazioni certificate, ad esempio API verificate e piattaforme business che adottano standard di sicurezza avanzati.
Chatbot AI: Impatto su Marketing e Business
L’episodio Urban VPN mostra come la sicurezza dei chatbot AI non sia solo un tema tecnico, ma un vero fattore strategico per marketing e business. I team di digital marketing utilizzano chatbot AI per generare contenuti, analizzare dati, segmentare audience e creare campagne personalizzate: qualsiasi fuga di informazioni può compromettere la competitività dell’azienda.
Se i prompt includono strategie di lancio prodotto, budget di campagne, insight sul comportamento dei clienti o dati interni, la loro intercettazione da parte di estensioni malevole rappresenta un rischio diretto per il vantaggio competitivo. Inoltre, blocchi improvvisi o problemi di compliance possono rallentare i flussi di lavoro e creare frizioni nella customer experience.
Dal punto di vista della customer experience, i chatbot AI vengono spesso usati per automatizzare l’assistenza clienti e la comunicazione one-to-one. Se le conversazioni non sono adeguatamente protette, il rischio è quello di esporre dati personali dei clienti, con possibili conseguenze legali e reputazionali. In mercati regolamentati, come quello europeo soggetto al GDPR, una gestione superficiale della sicurezza può tradursi in sanzioni significative.
D’altra parte, un uso consapevole dei chatbot AI, integrato in un ecosistema di strumenti sicuri, offre opportunità notevoli. Automazione delle risposte, segmentazione avanzata, campagne personalizzate via canali diretti come WhatsApp e email possono migliorare drasticamente l’efficacia delle iniziative di marketing digitale e la retention dei clienti.
Per questo motivo, molte aziende stanno adottando soluzioni di automazione omnicanale che integrano chatbot AI con piattaforme di messaggistica certificata, API ufficiali e sistemi di gestione dei consensi. L’obiettivo è coniugare velocità e personalizzazione con il rispetto rigoroso della privacy e della sicurezza dei dati.
Come SendApp Può Aiutare con Chatbot AI e privacy
Alla luce di quanto emerso dal caso Urban VPN, è evidente che utilizzare chatbot AI in modo professionale richiede una piattaforma di comunicazione affidabile e conforme alle normative. SendApp nasce proprio per aiutare aziende e professionisti a integrare automazione, AI e messaggistica in un unico ambiente sicuro.
Con SendApp Official, le imprese possono utilizzare le API WhatsApp ufficiali per orchestrare campagne, notifiche e conversazioni automatizzate, collegando i propri chatbot AI a un canale diretto e certificato. L’uso di API ufficiali riduce il rischio legato a strumenti non autorizzati e offre maggior controllo sui flussi di dati.
Per la gestione quotidiana delle conversazioni con i clienti, SendApp Agent consente di organizzare il lavoro di team di assistenza e vendite, centralizzando le chat e integrando automazioni basate su AI. In questo modo, è possibile usare chatbot AI come primo livello di risposta, mantenendo la supervisione umana e riducendo i rischi di utilizzo incontrollato degli strumenti.
Per chi ha bisogno di scalare l’automazione, SendApp Cloud offre un’infrastruttura cloud pensata per integrare AI, workflow complessi e campagne multicanale. Le aziende possono collegare i propri chatbot AI a scenari di automazione avanzati, mantenendo il controllo su dove vengono memorizzati i dati e su come vengono gestiti i consensi.
In combinazione con le altre soluzioni della suite, come SendApp Desktop, le imprese possono costruire un ecosistema di comunicazione sicuro che riduce la dipendenza da estensioni browser terze e non trasparenti. In questo modo, il rischio di episodi simili a quello di Urban VPN si abbassa in modo significativo.
Per le aziende che vogliono sfruttare al massimo il potenziale dei chatbot AI mantenendo un alto livello di sicurezza, SendApp offre consulenze dedicate su WhatsApp Business, automazione e integrazione AI. È possibile richiedere una demo o una prova gratuita direttamente dal sito ufficiale di SendApp all’indirizzo sendapp.live e iniziare a progettare una strategia conversazionale davvero sicura e orientata ai risultati.







